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L’Assenzio
L’Assenzio, o più correttamente Assenzio maggiore, è una pianta erbacea il cui nome scientifico è Artemisia absinthium, appartenente alla famiglia delle Asteraceae. L’etimologia del termine “assenzio” è poco chiara, tuttavia una delle ipotesi più accreditate ne fa risalire l’origine al termine greco apsinthion, il cui significato si avvicina molto a “non gradevole” e che va ricondotto al tipico sapore amaro dell’assenzio stesso. A conferma di ciò, l’assenzio è citato addirittura nell’Antico Testamento come metafora delle amarezze e delle vicissitudini dolorose della vita.
L’assenzio ha probabilmente origine nel continente eurasiatico, ed in particolare nell’Europa centro-meridionale; la sua diffusione al giorno d’oggi si estende praticamente in tutte le zone temperate del mondo, soprattutto dell’emisfero nord.
L’assenzio è una pianta perenne di che cresce in luoghi aridi e soleggiati a partire dalle pianure sino alla fascia altitudinale montana e subalpina, a quote massime di circa 1500 metri sul livello del mare. Si trova spesso lungo i muri, fra le sterpaglie e le siepi e al margine dei campi coltivati; in Italia è diffusa praticamente ovunque, ad eccezione delle isole maggiori e della pianura Padana.
La sua altezza in genere è compresa fra 40 e 100 centimetri, e più raramente arriva al metro e mezzo; alla base presenta un fusto legnoso sul quale sono presenti gemme svernanti che, in primavera, originano fusti semilegnosi destinati poi a seccarsi in autunno. Rimane perciò sempre vitale la parte legnosa, che sottoterra presenta un rizoma carnoso, ovvero una radice sotterranea che presenta espansioni ramificate.
I fusti di assenzio sono di colore grigio-verde, e sono ricoperti da una lieve peluria; su di essi sono inserite le foglie, di colore verde ma dall’aspetto grigio-biancastro o argentato a causa della presenza di una fitta peluria bianca che ne ricopre la superficie. Le foglie hanno un profumo piuttosto forte, e la loro forma cambia leggermente passando dalla base alla porzione superiore della pianta.
I fiori dell’assenzio sono, dal punto di vista botanico, delle infiorescenze di colore giallo che si presentano con una forma a grappolo, ciascuna recante numerosi, piccoli capolini di forma emisferica: mediamente 30-50, sino a 90 per ciascuna infiorescenza.
Sulla medesima infiorescenza sono presenti due tipi di fiori, entrambi fertili: quelli periferici, che sono femminili, e quelli disposti al centro, ermafroditi (ovvero di entrambi i sessi contemporaneamente). La fioritura avviene a partire da agosto sino al mese di settembre, ed i rametti fioriti costituiscono una delle porzioni della pianta più utilizzate per via delle loro proprietà medicamentose.
Principi attivi dell’Assenzio
Dell’assenzio vengono utilizzati i germogli, le foglioline giovani e le infiorescenze, la cui raccolta avviene in genere nel periodo vegetativo che va da luglio a settembre. I principi attivi caratteristici dell’assenzio sono:
- Monoterpeni (tujone);
- Lattoni sesquiterpenici (absintina, artabsina, anabsinina, anabsintina, anabsina);
- Sostanze tanniche e resinose;
- Acido malico, acido succinico.
Il tujone è il principale responsabile della tossicità dell’assenzio, nonché i metaboliti che vengono prodotti dall’organismo in seguito alla sua metabolizzazione. Si tratta infatti di una sostanza potenzialmente neurotossica che può dare seri problemi se assunta in dosi troppo elevate; essa è presente, seppure in misura minore, anche nella comune salvia (Salvia officinalis).
Utilizzi terapeutici dell’Assenzio
L’Assenzio è una pianta che da secoli, se non millenni, viene utilizzata dall’uomo per le sue numerosissime proprietà medicamentose:
- tonico e stimolante
che rivitalizza e rafforza l’organismo ed il sistema nervoso e cardiocircolatorio. Per questo può essere estremamente utile nel caso di persone convalescenti, sottoposte ad operazioni chirurgiche o reduci da infezioni;
- stomachico
ovvero aiuta la funzione digestiva nel suo complesso, ed è inoltre caratterizzato da un’azione colagoga (ovvero in grado di facilitare la secrezione di bile verso l’intestino);
- diuretico
pertanto favorisce il ricambio corporeo di liquidi e l’eliminazione di acido urico, metaboliti e tossine;
- svolge un’azione antisettica ed antibatterica
ostacolando o impedendo lo sviluppo dei microorganismi patogeni e soprattutto dei batteri Gram-positivi, fra i più pericolosi per l’uomo (Staphylococcus, Streptococcus, Enterococcus, Bacillus, Clostridium, Listeria…);
- febbrifugo
perciò viene utilizzato per il trattamento dei sintomi influenzali e per l’abbassamento della temperatura corporea;
- vermifugo e antielmintico
cioè combatte diversi tipi di parassiti intestinali come nematodi intestinali e tenie;
- svolge un’azione antinfiammatoria ed antispasmodica
permettendo il rilassamento del sistema nervoso e l’attenuazione degli spasmi muscolari;
- emmenagogo
ovvero in grado di regolarizzare i cicli mestruali.
Nel passato l’assenzio veniva indicato come una pianta in grado di alleviare il mal di mare, e veniva anche impiegato per ridurre i dolori del parto.
Sembra che l’assenzio sia in grado di proteggere preventivamente e migliorare le condizioni del fegato in caso di ingestione di sostanze tossiche: esperimenti di laboratorio effettuati sui topi hanno infatti evidenziato come l’estratto crudo di assenzio agisca contro i danni causati dall’ingestione di tetracloruro di carbonio (CCl4) e paracetamolo.
Le parti vegetative di assenzio vengono fatte seccare all’ombra, ed utilizzate per la preparazione di tisane, macerati e decotti; in alternativa sono disponibili anche altri tipi di formulati, come polveri e tinture madri. Dall’assenzio si ottengono anche oli essenziali nei quali i principi attivi sono estremamente concentrati, e per i quali è necessario prestare molta attenzione nel dosaggio.
Altri utilizzi dell’Assenzio
L’utilizzo per il quale probabilmente l’assenzio è più conosciuto è come ingrediente del popolare, omonimo distillato (detto anche Absinthe) che, a partire dal diciannovesimo secolo, era molto in voga fra la borghesia europea ed americana. Esso divenne praticamente un simbolo degli artisti e del mondo intellettuale, ma venne messo al bando a causa di problemi di ordine sociale: era infatti in grado di dare origine a seri fenomeni di assuefazione e scatenare l’absintismo, una sindrome caratterizzata da allucinazioni, delirio epilettiforme, convulsioni e lesioni celebrali.
In realtà si scoprì che tali manifestazioni non erano dovute tanto ai monoterpeni contenuti nel distillato, quanto alla sua elevata gradazione alcolica ed alla combinazione con l’alcol stesso. Per questo venne riammessa la produzione di assenzio, purché utilizzando minori quantità di tujone; al giorno d’oggi è un distillato abbastanza comune.
Altri tipi di distillati prodotti con assenzio sono ad esempio amari, vermouth e il pelinkovac, un tipico liquore balcanico. In alternativa si può preparare una bevanda aromatica e rinfrescante come il “vino d’assenzio”, semplicemente mettendo a macerare per una settimana le infiorescenze della pianta nel vino bianco (ma anche rosso, a seconda delle preferenze) avendo l’accortezza di aggiungervi anche un bicchierino di grappa.
Nel medioevo e nei secoli successivi l’assenzio veniva utilizzato per aromatizzare l’idromele, bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del miele, mentre nell’Europa settentrionale dei secoli scorsi l’assenzio era impiegato al posto del luppolo dai mastri birrai. Le sue proprietà antisettiche, analoghe a quelle del luppolo, consentivano infatti la conservazione a lungo della birra.
I germogli freschi dell’assenzio, raccolti in primavera e ricchi di lattoni sesquiterpenici, sono utilizzati come repellente per topi ed insetti come pulci, mosche e tarme. Nell’ambito della lotta biologica l’assenzio può essere piantato negli orti per tenere lontane le erbacce: le sue radici infatti producono delle sostanze che inibiscono la crescita di altre piante nell’intorno.
Grazie al suo caratteristico odore, inoltre, l’assenzio vengono impiegato per allontanare le lumache e le larve dalle piantagioni e dagli orti domestici. Sempre in ambito agricolo, i decotti a base di assenzio vengono impiegati come repellenti per allontanare acari, afidi e formiche, mentre gli infusi sono servono per trattare malattie di origine microbica come la ruggine.
E nel resto del mondo? In Marocco talvolta l’assenzio viene utilizzato per aromatizzare il tradizionale tè alla menta, mentre in Corea è un ingrediente del songpyeon, una sorta di biscotto di farina di riso il cui colore tipico verde è dovuto all’utilizzo del succo ottenuto dalle foglie di assenzio.
Precauzioni d’uso ed effetti collaterali dell’Assenzio
L’assenzio non deve essere utilizzato dalle donne in gravidanza o durante l’allattamento, e nemmeno nei bambini di età inferiore ai 12 anni. È altresì da evitare l’uso nei soggetti che presentano ipersensibilità accertata nei confronti delle Asteracee.
L’utilizzo dell’assenzio è controindicato nelle persone che soffrono di ulcera gastrica e duodenale, per via dei principi attivi contenuti che sono in grado di accentuarne i sintomi. Le persone in cura con farmaci dovrebbero consultare il proprio medico prima dell’utilizzo di assenzio, ed in particolare chi utilizza farmaci psicostimolanti. In questo caso, si può osservare un possibile potenziamento degli effetti del medicinale.
È bene prestare molta attenzione nell’utilizzo dell’olio essenziale di assenzio, decisamente ricco in tujone che può avere un’azione neurotossica.
In caso di intossicazione acuta da assenzio sono stati evidenziati effetti collaterali come vasodilatazione generalizzata e conseguente ipotensione, rallentamento del ritmo cardiaco, difficoltà respiratorie e convulsioni.