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Angelica selvatica: proprietà
(Angelica sylvestris)
Viene impiegata anche contro i gonfiori di stomaco dovuti sia a cattiva digestione con formazioni di gas, sia ad inghiottimento di aria durante i pasti proprio delle persone nervose. Svolge anche una notevole azione come aperitivo per le persone prive di appetito per convalescenza o per debolezza generale e, contemporaneamente, stimola la digestione dei dispeptici che è lenta e laboriosa.
Un’altra proprietà della nostra pianta è di essere un buon pettorale vale a dire, uno di quei rimedi capaci di guarire le malattie di petto come le bronchiti, le tossi e, in generale, tutte le infiammazioni delle prime vie aeree. A questo proposito bisogna ricordare che l’angelica e il sambuco sono le due piante che i montanari usano per procurare forte sudorazione e di conseguenza impiegate anche per curare il raffreddore e i sintomi che lo accompagnano od annunciano come il mal di testa, il ronzio d’orecchi, ecc. ma a questo scopo si preferiscono i semi.
Questa ombrellifera è capace di calmare i dolori mestruali e di aumentarne il flusso quando si presentino scarse e si associano a questo scopo le radici di angelica e bacche di ginepro.
Angelica selvatica: preparazione
Le preparazioni che si possono ottenere e somministrare fra le mura domestiche sono l’infuso, il decotto e la polvere. L’infuso si prepara versando un litro di acqua bollente su 40 grammi di radici essiccate e sminuzzate e lasciando riposare, coperto, per mezz’ora. Se ne prenderà una tazza dopo i pasti quando si tratti di stimolare la digestione. Il decotto si prepara bollendo venti grammi di radice essiccata e sminuzzata in un litro d’acqua per dieci, quindici minuti.
Ad ebollizione terminata si lascerà riposare, coperto, ancora per mezz’ora. Se ne prenderanno due o tre tazzine al giorno. Per preparare la polvere si dovrà ricorrere all’uso di un macinacaffè. Nell’apparecchio si introdurranno una certa quantità di radici essiccate e grossolanamente sminuzzate e, nel volgere di qualche istante, si avrà una polvere molto fine. Di questa polvere se ne possono prendere due o tre cucchiai al giorno diluendola in un po’ d’acqua o, meglio ancora, mescolandola a marmellata o a miele.
Un’altra preparazione che si presta alla medicina famigliare è il vino medicato. Per preparalo si introdurranno 60 grammi di radice finemente sminuzzata in un recipiente assieme ad un litro di vino bianco, secco e di elevato grado alcolico. La macerazione dovrà durare per quindici giorni durante i quali agiteremo il recipiente almeno una volta al giorno. Dopo aver colato e filtrato il tutto prenderemo questo vino in ragione di un cucchiaio dopo i pasti.
Angelica selvatica: l’habitat
E’ un ombrellifera di notevole taglia che cresce spontanea lungo i ruscelli e i fossi, nei luoghi ombreggiati e umidi e nei boschi chiari. Può raggiungere anche due metri di altezza e, spesso, presenta il fusto con colorazione violacea e una guaina rigonfia all’attaccatura delle foglie.
Cosa si adopera
La grossa radice a fittone.
Come si conserva
La radice si raccoglie in autunno, la si essicca al sole, dopo averla tagliata a dischi o spaccata per il lungo e la si conserva in sacchetti o scatole.
Uso dell’angelica selvatica
- In cucina: Anche se non molto impiegate le foglie dell’Angelica selvatica sono commestibili. Le giovani in insalate miste, le più vecchie cotte assieme ad altre verdure. I piccioli delle foglie si fanno canditi o in marmellata come quelli del rabarbaro.
- In terapia: Se ne impiega di sovente la radice con le stesse indicazioni della più conosciuta Arcangelica.
- In cosmesi: A volte se ne aggiunge un decotto concentrato all’acqua del bagno tonico utile negli stati di affaticamento generale.